25 Aprile – in lotta contro fascismo, guerra e repressione

Di seguito alcuni interventi letti in piazza.


Recentemente nella nostra città è stato inaugurato uno spazio artistico (EO Arte). Lo spazio è stato intitolato a Eo Baussano.

Eo, nel suo diario (C. Lisa, Eo Baussano. Diario 1903-46, Israt, 1986), scrive di essersi avvicinato agli ambienti socialisti e rivoluzionari dopo aver conosciuto un personaggio, padre di un suo coetaneo ed amico. Eo parla di un uomo condannato in contumacia, alla pena di morte. “Un manifesto ne dava l’annuncio alla popolazione e venne affisso alla porta della sua casa in via XX settembre”. La notizia è scioccante ed Eo si domanda: “Quell’uomo era onesto e buono, mai aveva fatto alcunché di male. Perché veniva condannato? Il manifesto diceva per diserzione. Quest’uomo non voleva fare la guerra, non voleva uccidere o farsi uccidere, voleva soltanto vivere in pace e per questo era fuggito. Per questo solo veniva condannato a morte” (pp. 9-10).

Quell’uomo era Giacomo Tartaglino. Era nato a Mongardino nel 1878 da una famiglia poverissima: il padre falegname, la mamma contadina. In età giovanile si era avvicinato alle idee socialiste ed era diventato un attivissimo sindacalista presso i ferrovieri. Su posizioni rivoluzionarie, aveva aderito al SFI (il sindacato ferrovieri italiani, di cui era il referente astigiano) e all’USI (Unione Sindacale Italiana).

Nel 1917 è chiamato alle armi, decide di disertare. Per faro sfrutta un’efficiente rete per l’espatrio dei disertori all’estero, messa in piedi in questi anni da lui e da altri compagni. Tale rete permetterà l’espatrio di più di 200 disertori che riusciranno così a scappare a quell’insensato massacro che fu il primo conflitto mondiale. La rete viene scoperta ma Tartaglino è già passato in Svizzera. Da qui si sposta in Germania dove, nel 1919, partecipa al tentativo rivoluzionario dei Consigli di Monaco di Baviera e ha l’occasione di incontrare di persona l’anarchico tedesco Gustav Landauer. Questi, di lì a poco, sarà trucidato dai freikorps, nella violenta repressione che si scatena nel maggio.

In questo periodo, che va dal 1917 al 1919, si avvicina progressivamente alle idee anarchiche a cui rimarrà fedele fino alla morte, avvenuta nel 1961 ad Asti, in via Mazzini n. 6. Ritornato in Italia, in seguito ad amnistia, passa tutto il periodo fascista nella nostra città, mantenendo inalterate le proprie convinzioni e subendo per questo ripetuti licenziamenti, arresti e perquisizioni.

Nel 1944, a 65 anni, si unisce ai partigiani, con il nome di battaglia Nedo. Nel luglio si ritira in montagna e si unisce alla 18° brigata Garibaldi, operante nel Canavese. Nel settembre dello stesso anno, dopo i primi rastrellamenti, rientra nell’astigiano, nella 98° Brigata d’Assalto Garibaldi, poi divenuta nel novembre 100° Brigata Vignale. La Brigata opera in Valle Tiglione e Tartaglino è nel distaccamento di Cortiglione.

Nell’inverno del 1944 prende parte ai violenti combattimenti che si svolgono contro “forze rastrellanti”. Attività per le quali otterrà nel dopoguerra il riconoscimento del grado di partigiano combattente.

La sua attività non si ferma però con la Liberazione. In questi anni Tartaglino aderisce alla neonata Federazione Anarchica Italiana e nell’aprile del 1947 è tra i principali fondatori del Gruppo Anarchico “Pietro Ferrero”: sindacalista anarchico, ammazzato dai fascisti a Torino nel ’22. Il Gruppo si riunisce presso l’abitazione di Tartaglino, il quale è l’esponente più importante dell’anarchismo astigiano del secondo dopoguerra.

Nel ricordare la sua vicenda vogliamo ricordare un antifascismo rivoluzionario, anarchico, che si considerava “pioniere di una grande lotta: quella per l’emancipazione di tutti gli oppressi”. Un antifascismo che pensava ai partigiani come precursori di un mondo nuovo, fatto di libertà, giustizia sociale, solidarietà.

Con lo sguardo rivolto alle macerie del nostro presente, continuiamo a portare con noi quel mondo nuovo, per cui tanti e tante diedero la vita. Perché vediamo chiaramente che quel mondo è possibile. Perché sappiamo che oggi è più che mai da difendere con la lotta di tutti, tutte e tuttu.

Oggi come allora disertori di tutte le guerre, partigiani contro tutti gli stati. A testa alta per la rivoluzione sociale anarchica.


CONTRO OGNI FASCICMO, LOTTA TRANSFEMMINISTA!
Il fascismo, nella sua forma istituzionalizzata del ventennio, si è concluso 78 anni fa. Non si è però esaurito il fascismo come ideologia, come cultura politica e anzi, nei decenni ha lavorato per rinnovarsi. 
Il fascismo non è solo il faccione del duce,i fasci littori,le braccia tese e le teste rasate: è il feticcio della tradizione, la paura della differenza, il culto dell’eroismo e del militarismo, dell’obbedienza e del sacrificio, il disprezzo della vulnerabilità e della debolezza, il machismo, il culto del patriarcato e della famiglia patriarcale, il nazionalismo e l’orgoglio dell’ignoranza.
Oggi ci troviamo con un governo retto da un partito che fa espliciti riferimenti all’ideologia e all’estetica fascista. Questo sembra aver allarmato anche persone che si sentivano piuttosto al sicuro da eventuali “rigurgiti”, pensando forse che la democrazia e la costituzione fossero uno scudo sufficiente. Come transfemministe, non abbiamo mai dormito in quella sicurezza, abbiamo visto salite questa ondata nera, anno dopo anno più alta.
Una grande parte dell’identità fascista si costruisce attorno all’ideale patriarcale della famiglia tradizionale, eteronormata, riproduttiva. Qui la donna è costretta nel ruolo di angelo del focolare, custode della tradizione domestica e riproduttrice. Qui prende forma l’attacco all’aborto libero e sicuro, all’autonomia e autodeterminazione delle donne e delle persone che rifiutano le norme etero-cis-patriarcali, alle comunità LGBTQIA+ e ai movimenti transfemministi.
Negli ultimi anni i movimenti antiabortisti stanno ricevendo supporto un po’ ovunque e in Europa sono supportati dalle realtà dell’alt-right suprematista USA. Ad oggi se ne contano 350 in tutta Italia.
In Piemonte è stato costituito il fondo “vita nascente”, co-gestito tra regione e diverse associazioni dichiaratamente antiabortiste. L’obiettivo: far cambiare idea alle donne che desiderano interrompere la gravidanza, attraverso propaganda e aiuti economici. Questo fondo ha ricevuto 400 milioni di euro nel 2022 e ne riceverà un miliardo nel 2023. In questo modo sono state aperte ai movimenti antiabortisti le porte di consultori e ospedali.
A Novara, l’associazione “difendere la vita con Maria” continua a seppellire materiale biologico senza il consenso delle persone che effettuano l’interruzione di gravidanza: una violenza terrificante. Dal 1999 ha sepolto oltre 200.000 feti, costituendo cimiteri appositi con il benestare delle amministrazioni comunali.
In italia abbiamo quasi il 65% di obiettori di coscienza tra i medici, 72 ospedali hanno tra l’80 e il 100 per cento di obiettori di coscienza tra il personale sanitario. Non stupisce quindi che gli aborti clandestini stiano aumentando e che le persone che desiderano interrompere la gravidanza debbano spesso cambiare regione o provincia.
Negli ultimi mesi abbiamo visto aumentare da parte delle istituzioni la violenza verso le persone LGBTQIA+ e l’attacco alle identità e alle famiglie omogenitoriali, con il blocco della registrazione dei certificati di nascita e l’ostacolo all’educazione alla diversità nelle scuole. 
Anche qui ad Asti, nelle scorse settimane, abbiamo visto comparire una serie di cartelloni pubblicitari con lo scopo di allarmare i genitori rispetto ai pericoli della fantomatica “ideologia gender” nelle scuole.
Gasparri negli scorsi mesi ha ripresentato una proposta di legge per modificare l’articolo 1 del codice civile, determinando la capacità giuridica della persona al momento del concepimento e non, come ora, della nascita. Anche Pillon ha tirato di nuovo fuori la testa dal cesso con una collezione notevole di dichiarazioni grottesche.
In questi giorni infine abbiamo sentito le parole agghiaccianti di Lollobrigida, ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare, e del capo del governo Meloni, su sostituzione etnica e lotta alla denatalità. Scuse e smentite non servono a nulla. Le parole d’ordine sono chiare e risuonano negli ambienti neo fascisti e alt right di tutta Europa: le donne sono chiamate a riprodurre la razza: quella italica, in questo caso.
Tutto questo non nasce oggi, si è  costruito nei decenni. L’abbiamo sempre saputo e abbiamo lottato, come transfemminisx, come movimenti queer e LGBTQIA+. Troppe volte però abbiamo lottato  solə, senza la forza che una parola come antifascismo riesce ancora a portare in piazza.
Per queste ragioni oggi non siamo qui per festeggiare la ricorrenza e darci pacche sulle spalle, siamo qui perchè sappiamo che il fascismo non è sconfitto, che siamo sotto attacco. Se vogliamo lottare in questo presente per una società di liberi e uguali, basata sulla solidarietà e non sull’odio, sull’ascolto e sulla cura e non sulla violenza, sulla costruzione di relazioni paritarie e non sulla gerarchia e sulla repressione, questa lotta deve essere non solo genericamente antifascista, deve essere transfemminista. 
Liberarci dal patriarcato, dalle norme di genere e dal machismo interiorizzato è necessario per affrontare la lotta antifascista di oggi, tanto quanto riflettere sul razzismo e su altri tipi di privilegi che il nostro posizionamento può portarci. 

STOP CASTELLER!
Dopo la morte di Andrea Papi, l’orsa JJ4 e stata caturata ed è ora detenuta nella prigione di Casteller, insieme a M49, rinchiuso ormai dal 2019. Entrambi gli orsi sono chiusi in uno spazio di pochi metri: una gabbia di cemento e sbarre di ferro, mantenuti continuamente sotto sedativi. Parallelamente a questo, è stata disposta anche la cattura dell’orsa MJ5, che speriamo resti ben lontana dalle zone di ricerca. JJ4 e MJ5 sono in attesa di ricorso per sapere se il loro destino sarà l’ergastolo o la pena di morte. 
Ancora una volta dietro alle dichiarazioni delle istituzioni, alle sparate giornalistiche e ai discorsi da bar, si sta giocando sulla pelle di qualcun*. Ancora una volta è sulla vita di un individuo che si giocano politiche e interessi personali, dove l’umano è l’oppressore e il non umano è l’oppresso. 
Abbiamo visto diffondersi sui social la campagna #FUGATTIDIMETTITI, per manifestare la disapprovazione rispetto alla gestione di Fugatti della non facile convivenza tra umani e non umani in Trentino. 
Fugatti è responsabile di una gestione pessima della situzione e di non aver fatto nulla per favorire la convivenza tra umani ed orsi. Crediamo tuttavia che le sue dimissioni non bastino a risolvere il problema, perchè questo problema non è l’espressione dell’agire di una singola persona. Ciò che Fugatti rappresenta politicamente sono gli interessi di lobby potenti in Trentino (e non solo) come quelle degli allevatori e dei cacciatori. 
Questi interessi sono la peggiore espressione di un sistema gerarchico, specista ed antropocentrico che pretende di decidere sulla vita e sui corpi delle persone non umane, per sfruttarle come carne da macello, esotico bersaglio per i propri fucili, mascotte turistica: sempre oggetti della volontà umana e mai soggetti delle proprie vite. 
Un sistema che ha permesso che l’ente parco Adamello Brenta abbia due cacciatori come presidente e direttore, oltre ad aver messo Fugatti sulle poltrone di presidente della Provincia autonoma di Trento e contemporaneamente di presidente della Regione Trentino. 
Un sistema che è lo stesso che governa anche le nostre vite, che usa le stesse logice repressive, punitive e vendicative che lo stato democratico applica ogni giorno nei confronti di chi ritiene indesiderabile e pericoloso: carcere, violenza, una cella di pochi metri e il cemento al posto del cielo. Questa oppressione senza fine unisce le vite degli animali non umani e degli umani animalizzati nelle galere, sui confini, nei CPR e nel dispositivo di tortura noto come 41 bis.
Il problema è sistemico e continuerà a replicare il proprio dominio violento sulle vite dei non umani. Per queste ragioni non è riformabile e non crediamo alla favola della mela marcia. Dimesso un Fugatti, se ne farà un altro.
Rifiutiamo del tutto l’idea che qualcuno possa decidere sulla vita di individu3 che vengono trattat3 come esseri privi di autodeterminazione: come se JJ4 fosse un corpo vuoto, senza una sua personalità, individualità, interessi, piaceri, capacità di pensare e percepire il mondo. JJ4 è qualcun3 che sta al mondo, come chi scrive queste righe: prova emozioni, prende decisioni, vive. Come ciascunx dei miliardi di animali imprigionat3 negli allevamenti e ammazzat3 nei macelli ogni anno, come ogni abitante del mare che soffoca nella nostra plastica e nelle reti dei pescatori, come ogni insetto che muore intossicato in un mondo sempre più velenoso o in un allevamento green di ultima generazione.
Vogliamo urlare tutta la nostra rabbia perché ancora una volta delle istituzioni fanno violenza sul corpo di qualcun3, perché ancora una volta qualcun3 è stato imprigionat3 contro la propria volontà, ancora una volta a qualcun3 è stata tolta la libertà. 
Invitiamo a rifiutare il metodo della delega, anche quando si tratta di individuare facili bersagli e di optare per il male minore: le istituzioni sono il frutto velenoso di una società specista, gerarchica, capitalista, razzista, violenta e oppressiva fino al midollo e nessuna soluzione potrà venire da loro. 
LOTTIAMO PERCHÈ NESSUN3 SIA MAI PIÙ RINCHIUS3 
A FUOCO IL CASTELLER, TUTTE LE GABBIE E LE GALERE
CONTRO TUTTI GLI OPPRESSORI

25 Aprile 2023 – Partenza h 15:30 piazza della libertà – Arrivo Boschetto dei Partigiani

Bar, distro, dj set