CONSUMA E CONSUMATI

Tra tutti gli eventi notevoli degli ultimi 100 anni il più paradossale e singolare nella sua declinazione di massa è il consumismo. Da definizione google – una vera autorità in materia – si tratta di un atteggiamento volto al soddisfacimento indiscriminato di bisogni non essenziali (…) tipico della civiltà dei consumi. Una definizione apparentemente calzante che secondo me si perde però il senso più profondo del fenomeno.

Comprendere appieno la questione richiede un certo impegno e una notevole autocritica, ed io voglio limitarmi ad alcune riflessioni generali. Oltretutto non è necessario dilungarsi a descrivere il volto di questa realtà, che tutti sperimentiamo quotidianamente da entrambi i lati della barricata: consumatori e consumati.

Consumare è un imperativo dai risvolti emotivi e materiali enormi; non si tratta di utilizzare un bene o adoperare uno strumento per soddisfare un bisogno – essenziale o meno che sia. In questo caso il bisogno che chiede di essere soddisfatto non ha alcun valore, è una mera scusa, quel che conta è l’atto stesso – consumare fino all’esaurimento. Tutto può essere consumato. Tutto deve essere consumato, con voracità implacabile e senza riposo. Perchè consumare è la distrazione principale a cui la nostra mente si appella per ignorare il mondo e lo scorrere del tempo.

Chi ci spinge in questa direzione, creando bisogni fittizi tramite pressioni sociali e un bombardamento mediatico continuo, sembra mosso dalla stessa urgenza insensata di accumulare e consumare quantità ingestibili di denaro, potere e fama. Per questo non basta puntare il dito e nominare i colpevoli, siamo tutti giocatori in una stessa partita, solo alcuni più bravi di altri. Quindi cos’è che vogliamo, smantellare questo gioco infame o solo primeggiare?

Basta chiedersi, all’atto pratico di bere l’ennesima birra, aprire l’ennesimo link, o dire l’ennesima stronzata, se il nostro agire serve a soddisfare un bisogno reale. Perchè nella maggior parte dei casi si tratta solo di un modo per consumare il tempo morto che ci troviamo a vivere, spogliati di ogni prospettiva da una routine alienante di rapporti economici e sociali da cui siamo tuttavia dipendenti, e che paradossalmente è ugualmente dipendente da noi. Un serpente che si morde la coda, letteralmente consumando sé stesso.

Lungi da me giudicare, o proporre facili ricette a base di ascetismo: ma l’abitudine costante a porci certe domande è necessaria, perchè il tempo che con tanta ansia consumiamo non è infinito, né lo sono le energie di cui siamo dotati. Usare con consapevolezza le nostre risorse, invece di consumarle e consumarci fino a diventare cibo per vermi (che senza indugio e una volta per tutte finiranno quel che abbiamo iniziato), è l’unica base possibile di qualunque rivolta e liberazione possiamo sognare.

Saluti antispecisti
A.

CDL FELIX

(opera di Maurice Sendak)